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Il corteo del 25 Aprile a Milano e la Comunità ebraica: «Cambiati gli accordi, molti di noi diserteranno»

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diMaurizio Giannattasio

Walker Meghnagi è il presidente della Comunità ebraica di Milano: è la festa della Liberazione italiana, le altre guerre non c'entrano

Walker Meghnagi, presidente della Comunità, perché non parteciperà al corteo del 25 aprile?

«Non partecipo perche il 25 aprile è una manifestazione nazionale per celebrare quello che è stato fatto per liberare l'Italia. Oggi, la politica ha preso in mano il corteo e ha cambiato accordi già presi». 

A cosa si riferisce?

«Dopo la riunione fatta alla Casa della Memoria con il Comitato organizzatore è venuta fuori una cosa diversa rispetto a ciò su cui ci eravamo accordati con il presidente dell'Anpi, Primo Minelli. Per questo motivo la Comunità ebraica come Comunità non parteciperà e non sarà presente il gonfalone. Parteciperanno i singoli individui e sfileranno dietro la Brigata ebraica che ha deciso di partecipare. Ognuno deciderà in base alla propria sensibilità».

Quale era l'accordo saltato?

«Minelli, quindici giorni fa, era venuto da noi. Una bellissima riunione a cui è seguito un incontro sereno e piacevole con la Cgil dove hanno proposto, visto le manifestazioni di antisemitismo che ci sono in giro in Italia e nel resto del mondo, di usare come slogan "stop alla guerra, liberiamo gli ostaggi", anche se a mio parere tutto questo non c'entra niente».

Perché?

«Perché, sempre a mio parere, l'anniversario della Liberazione è la liberazione dell'Italia. Se dovessimo parlare di tutte le guerre che ci sono per il mondo non è più il ricordo della Liberazione. Allora parliamo dei cristiani in Nigeria, dell'Ucraina, dei musulmani in India, degli ebrei. Allora, parliamo di tutto. Concettualmente, per me, non è così».

Sta dicendo che non era d'accordo su stop alla guerra liberate gli ostaggi?

«No, sto solo dicendo che noi non avevamo proposto niente se non quello di essere tutti insieme e non sparsi nel corteo. Alla loro proposta abbiamo risposto che se a voi va bene, va bene anche a noi».

Dopo che è successo?

«Lunedì c'è stata la riunione del Comitato organizzatore. Chi c'era di noi mi ha riferito di un clima poco piacevole, come dire, se non ve la sentite non partecipate. Frasi del tipo "tanto ci sono cinquemila palestinesi che vi stanno aspettando". Devo dire che un messaggio del genere mi sembra tutto tranne che un invito a partecipare. La Liberazione non deve essere uno scontro politico, deve essere una festa, tutti uniti per quello che siamo riusciti a fare. Purtroppo non è così».

La proposta dello slogan stop alla guerra, liberate gli ostaggi che fine ha fatto?

«A quel punto l'Anpi si è tirata indietro».

Nella sua decisione di non partecipare c'è anche il timore che durante il corteo ci siano delle violenze?

«Sicuramente ci saranno slogan antiebraici, ma non parlo di violenze perché a presidiare ci saranno le nostre forze dell'ordine che sono le migliori in Europa. Io non ho paura. Dico solo che bisogna stare attenti visto che c'è chi va in manifestazione gridando sgozziamo gli ebrei. E vorrei dire un'ultima cosa».

Quale?

«La Brigata ebraica ha contribuito alla liberazione dell'Italia, quanti altri hanno contributo come noi? Pochi. Aver messo tutto insieme non è stato corretto. Per questo preferiamo non partecipare. Aver perso Roberto Cenati (l'ex presidente di Anpi che ha dato le dimissioni proprio perché non d'accordo con i vertici nazionali sull'uso della parola genocidio a Gaza, ndr) per noi significa non solo aver perso un grande amico ma anche un punto di riferimento. Lo ricordo come un gran signore».

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19 aprile 2024

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