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La foto «invecchiata»: ricostruito il volto del boss Motisi. Chi è? Ricercato da 25 anni in tutto il mondo

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diAlessio Ribaudo

La Scientifica ha diffuso il nuovo identikit del capomafia palermitano in cima alla lista dei latitanti più pericolosi d'Italia. Condannato all'ergastolo per omicidi eccellenti, è ritenuto fedelissimo e custode dei segreti dei Corleonesi 

A guardarlo nell'ultima foto, scattata diversi anni fa, sembrerebbe un signore pacioso, con il viso rubicondo e sorridente. Segni particolari? Introvabile da oltre 25 anni. Dopo l'arresto di Matteo Messina Denaro, il boss palermitano Giovanni Motisi, 65 anni, è diventato il latitante numero 1 in Italia ed è ricercato anche dalle forze di polizia di tutto il mondo. Condannato per associazione di tipo mafioso e strage deve scontare l'ergastolo. Infatti «'u pacchiuni», soprannome che in siciliano significa grassoccio, a 26 anni era già nel gruppo di fuoco che ammazzò, il 6 agosto del 1985 a Palermo, il commissario Ninni Cassarà e l'agente Roberto Antiochia ma è stato anche ritenuto mandante dell'assassinio di Beppe Montana, dirigente della Catturandi della Mobile, avvenuto solo qualche settimana prima nel capoluogo siciliano. L'uomo che risultava essere pasticcere in uno dei bar più noti della città fu anche condannato per  l'omicidio di mafia di Nino Puccio, nel 1989, che pagò con la vita l'accusa di aver cospirato per ordire una sorta di «golpe» contro Totò Riina.

Il nuovo identikit

Adesso il Servizio centrale operativo e della Squadra mobile di Palermo per cercare di catturarlo ha diffuso un nuovo identikit del boss: struttura fisica sempre robusta, stesso sorriso ma i capelli grigi sono oramai completamente ingrigiti. Per l'erede della storica famiglia che ha comandato il mandamento di Pagliarelli, i poliziotti della Scientifica hanno utilizzato la  tecnica dell'age progression che consiste nello studio dell'invecchiamento fisiologico progressivo grazie anche all'intelligenza artificiale. Sono state infatti rielaborate le sue foto sia quelle risalenti agli anni Ottanta sia le ultime che furono ritrovate durante una perquisizione a Palermo dai carabinieri. L'ultima immagine certa sua ritrovata dagli inquirenti è datata 1999. e «'U pacchiuni», allora quarantenne, stava festeggiando il compleanno della figlia a Casteldaccia, a pochi chilometri dal capoluogo siciliano. La speranza è che qualcuno lo abbia notato e possa segnalarlo al Numero unico di emergenza europeo 1.1.2.

La latitanza

Motisi ha scalato, posizione dopo posizione, l'elenco dei latitanti di «massima pericolosità» del «programma speciale di ricerca» del ministero dell'Interno. Una «corsa» iniziata nell'ottobre del 1998 quando i militari dell'Arma si presentarono a casa sua per arrestarlo: non trovandolo. Era stato il collaboratore Francesco Paolo Anzelmo, uno dei sicari di Cassarà, che nel riempire pagine di verbali indicò come anche Motisi fosse presente alle riunioni in cui fu segnata la sorte di due grandi «sbirri», dal fiuto infallibile: «L'ordine della commissione presieduta da Riina era di uccidere Cassarà e Montana». «Sentenze» di morte prontamente eseguite, purtroppo. Secondo gli investigatori, infatti, sarebbe stato già poco più che ventenne un fidato sicario di Totò Riina che aveva vinto la guerra di mafia e mandato al creatore il vecchio capo Stefano Bontade, il «principe di Villagrazia», poco propenso a metodi efferati e stragisti di «'u curtu». Pagliarelli, mandamento comandato storicamente dalla famiglia Motisi, era passata armi e bagagli con i Corleonesi per scelta di Matteo Motisi ma quando questi fu condannato all'ergastolo per gli omicidi eccellenti dei giudici Rocco Chinnici, Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, il clan passo a suo nipote Giovanni che era già latitante e, secondo gli inquirenti, schierato sempre con i Corleonesi. Una successione «naturale» visto che il rampollo faceva parte della mafia da anni e godeva di grande fiducia sin dagli albori. Non a caso alcuni pentiti lo indicano, tra gli altri, presente alla pianificazione del delitto del generale Carlo Alberto Dalla Chiesa avvenuto nel settembre del 1982. 

Il fantasma

Di certo, rappresenta un caso particolare per le regole di cosa nostra. Durante la latitanza, ha rivelato il suo ex braccio destro Angelo Casano poi diventato collaboratore, sarebbe stato «posato» ovvero destituito dal comando del mandamento di Pagliarelli. L'ordine sarebbe arrivato da Nino Rotolo che, sempre secondo il collaboratore, lo avrebbe convocato ma «non si è mai presentato, non ha mai dato risposte». Più volte lo cercarono persino boss in grande ascesa come Gianni Nicchi, oggi in carcere e per un periodo boss di Pagliarelli. Nel 2007, i pentiti raccontano, che «'u picciuttieddu» («Il ragazzino») lo avrebbe voluto «richiamare» ma non si fece trovare. Lo avrebbe voluto  al suo fianco per sfruttare la sua «caratura» e mettere paura ai fratelli Salvatore e Sandro Lo Piccolo, a capo del mandamento di San Lorenzo. Altre intercettazioni, sei anni fa, captarono un altro capobastone, Gaetano Scotto, che avrebbe voluto parlargli ma Motisi non si sarebbe fatto trovare. Evaporato persino per i «punciuti».

Le ipotesi

 Tante sono state le congetture sul perché sia stato destituito. Dalla mafia, secondo i teoremi di Tommaso Buscetta, si può uscire «solo per morte o perché si diventa pentiti». Ora di Motisi non si hanno affatto evidenze che sia scomparso, anzi. Di certo non si è neanche «pentito» e non è mai più comparso in nuove indagini. Durante la latitanza, 20 anni fa, avrebbe persino lasciato anche la moglie. Qualcuno vocifera che, forse, i suoi metodi non sarebbero stati graditi agli altri padrini e che dalla destituzione avrebbe pensato solo a gestire la sua latitanza. Eppure gli investigatori di mezzo mondo hanno cercato la sua scia: dall'Agrigentino alla Francia passando per la Spagna, l'Inghilterra e il Sud America. Insomma, un vero e proprio fantasma che aleggia su Palermo ma che non svolazza etereo: ha con sé un grande bagaglio di conoscenze su tutto ciò che avvenne dentro la cupola fra la fine degli anni Settanta e Novanta. 

19 aprile 2024 ( modifica il 19 aprile 2024 | 15:21)

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