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Vita da docente precario, l'insegnante di sostegno: "L'impegno di aiutare i disabili e la speranza nell'articolo 59 della scuola"

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Genova - "Un attimo, scusa, ci sono le gallerie". Risponde disponibile ma trafelato mentre un treno Pavia-Genova si impone sulla chiacchierata. Angelo Pace è un docente precario da sei anni, un insegnante di sostegno che, in Liguria, sta terminando la Specializzazione in Sostegno, appunto, più vantaggiosa per il futuro.

Durante la settimana, Angelo Pace va avanti e indietro tra mare e monti facendo parte di un gruppo di lavoratori studenti pendolari che, in auto o in treno, raggiunge gli atenei di Genova o di Savona. Sfilano davanti ai finestrini, paesaggi e pensieri, e questo ogni volta che si parte.

Non si tratta di giovanili comitive studentesche. Bensì di volenterose esauste folle di persone che, dopo anni di fatiche, riprendono gli studi e il ritmo degli esami dividendosi tra esistenze adulte - figli famiglie bilanci di casa - e nuovi impegni mentali ed economici. Di Potenza, diploma da geometra, Angelo Pace è uno di quei viaggiatori. Ha raggiunto la laurea in Scienze motorie pochi mesi fa all'età di 47 anni. Poi, per aiutare uno dei suoi figli, si è fatta impellente la scelta di insegnare ai giovani disabili.

Oltre a lavorare a scuola, con altre centinaia di colleghi (circa 400) Pace (sindacalista Anief ) raggiunge Genova: per frequentare la Scuola di Specializzazione per insegnanti di sostegno ovvero la Tfa (Tirocinio formativo attivo) istituita dal Ministero- Mur.

A Genova, i corsi per superare i dieci esami sono iniziati a dicembre ma, fanno sapere gli iscritti, il calendario si aggiorna ogni settimana e l'orario delle lezioni di solito comprende mercoledì giovedì e venerdì dalle 14 alle 19. Il sabato e la domenica dalle 8 alle 13 e dalle 14 alle 19 vanno frequentati i laboratori. "Il totale complessivo dell'iscrizione al percorso è fissato in € 2.800,00 pagabili in tre rate" recita il bando di Unige. Fine del corso: il giugno 2024.

Da anni, la speranza e la lotta di Angelo Pace e di tanti suoi colleghi, quindi, sta tutta nell'articolo 59 del mondo della scuola: il cui ripristino permetterebbe di ottenere un contratto a termine fino al 31 agosto a superamento dell'anno di prova, la conferma e l'avvio il 1 settembre dell'agognato contratto a tempo indeterminato.

Ma, otto anni di sindacato, una carriera regolata dai fatti della vita e dalla formazione universitaria hanno insegnato a questo padre di famiglia 47 enne di origini lucane, che nulla è concluso sotto il cielo dei precari. Almeno per il momento.

Come inizia la sua giornata da docente precario?

"Sveglia ore 6 o alle 7 La mia giornata si articola in base agli orari scolastici, naturalmente condizionati dai giorni dove bisogna accompagnare due bambini piccoli, uno di 3 e l'altro di 7, nelle rispettive scuole perché la mamma, docente di ruolo alle scuole medie, è impegnata con i suoi orari scolastici. Ma, sono soddisfatto della mia vita perché sono sempre riuscito a fare qualcosa che ha stimolato la mia curiosità e la voglia d'imparare sempre cose nuove".

Essere precari è anche economicamente dispendioso

"Fare il precario significa, molto spesso, lavorare in un'altra città e quindi bisogna viaggiare e si spendono tanti soldi per fare il pieno di gasolio settimanale, prendere l'autostrada e pagare il telepass e, se ti capita di fare un ulteriore corso di specializzazione universitario, sono dolori. E' un continuo spendere soldi per tasse universitarie,spostamenti e viaggi per raggiungere cinque volte la settimana Genova, sede del corso di specializzazione del TFA sostegno per la scuola secondaria di II grado al Disfor-Scienze della Formazione, in via Carlo Podestà".

Il bollettino delle spese?

"Le spese per andare a scuola a Pavia sono circa 300 euro mensili (gasolio circa 70 euro alla settimana, telepass 80 euro al mese) e spese universitarie a 2.800 euro più 150 euro di tasse d'iscrizione al corso. A queste vanno aggiunti 135 euro di abbonamento del treno , eventuali pernottamenti, pranzi e cene a Genova".

Di tempo libero ne resta poco e costa anche quello...

"Riuscire ad avere del tempo libero per fare sport e attività fisica sono davvero limitati, cosi come fare le ferie solo quando ci sono le feste natalizie o quelle estive. Sono fortunato che mia moglie ha la casa al mare in Sicilia e questo ci permette solo le spese di viaggio e non di pernottamento".

Perché scegliere di essere insegnante di sostegno e aiutare gli alunni disabili? "La spinta, me l'ha data mio figlio minore; ha 7 anni, è molto dotato ma ha problemi di attenzione con mia moglie stiamo seguendo un percorso specifico. Come padre, volevo per trovare nuovi modi per aiutare il mio bambino".

Così ha scelto il mondo della disabilità, la vera sfida per un'insegnante. Eppure, alcuni vostri colleghi vi trattano come serie b.

"Qualcuno pensa che facciamo meno solo perché non abbiamo nove classi ad esempio. Ma, il lavoro del sostegno è delicato, è fare emergere tutto ciò che può fare ogni alunno: che è diverso da un altro ma non inferiore. Il mio obiettivo alla fine è lavorare sulle sue corde interne, trovare il modo di stimolare la curiosità per acquisire le conoscenze. Non è facile. Oltre a studiare bisogna essere empatici entrare nell'altra persona ed entrare in contatto con la famiglia dello studente con disabilità".

La famiglia a volte non accetta la condizione del figlio. Anche questo è impegnativo...

"Capita che tra impegni e precariato si vada avanti con un sorriso esteriore. Solo io so come mi sento, si ha famiglia, responsabilità e i 47 anni".

Un'età, la sua, in cui a livello lavorativo, si dovrebbe trovare pace.

"Ma non è così. Anche perché si continua a studiare coi ragazzi che si seguono. Ma sono portato ad occuparmi degli altri grazie a mia mamma: era assistente alla disabilità e spesso che portava a casa bambini affetti dalla sindrome di Down per pranzo o comprava loro vestiti: erano poveri".

E lei, non di meno, ha un'idea: le "aule del benessere"

"Io ho un'idea particolare per riuscire ad affrontare meglio sia il corso di sostegno e sia l'attività in classe del docente. In merito al corso dovrebbe essere strutturato meglio cercando di lavorare molto sugli aspetti laboratoriali dove acquisire meglio delle specifiche nozioni per la gestione dei casi più difficili , meno teoria e molta pratica. In merito al compito da svolgere a scuola, io vorrei una scuola che permetta a tutti alunni disabili e non , ma anche docenti e collaboratori scolastici di passare attraverso un aula, che io definirei del benessere, dove ogni persona possa riuscire a rilassare il proprio corpo e la mente,che possa fare attività che consentano a tutti di aprirsi e di rilassarsi e che possano aiutare i casi più delicati alla psicomotricità".

Ma le scuole non hanno spazi…

"Sì, spesso. Io lavoro in una bella scuola, l'istituto Luigi Cossa di Pavia. Ma vedo 10 classi che ruotano".

Un ricordo particolare della sua carriera portata avanti fino a questo momento?

"Quando insegnavo a Milano in un istituto professionale di meccanica dove mi hanno assegnato un caso soltanto a febbraio , un ragazzo con disturbi oppositivi e che veniva bullizzato in classe dai compagni, con una bassa autostima e che aveva problemi di droga. Era stato bocciato tre volte ed era prossimo ai 21 anni. Dopo una fase di conoscenza iniziale, ho cercato di instaurare un rapporto come se fossimo due adulti.Ho lavorato sulla sua parte emotiva e di motivazione e di stimolo ne far recuperare tutte e sette le materie che erano gravemente insufficienti. E' stato un lavoro duro, e di confronto reciproco, in un periodo davvero pesante per qualsiasi persona, quello del Covid-19,figuriamoci per dei ragazzi che fanno delle relazioni sociali la parte importante delle loro giornate. Alla fine, il ragazzo è stato promosso ed ha ricevuto anche i complimenti da parte della commissione d'esame".

Una soddisfazione commovente...

"Riuscire a regalare emozioni ad un ragazzo e riuscire a stimolare la loro voglia di crescere e migliorare la loro voglia di scoperta e di conoscenza fa di me la persona tenace che , nonostante mille difficoltà, è qui ad affrontare un percorso duro con l'obiettivo di migliorare sempre".

Dare continuità ad un alunno, specie se ha difficoltà, è fondamentale...

"La continuità che tanto viene nominata in giro e ha un'unica soluzione: immissione dei docenti specializzati dalla 1A fascia sostegno delle GPS-graduatorie provinciali".

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