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Israele - Hamas in guerra, le notizie del 3 maggio

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Raid israeliano nel nord di Gaza, 3 morti

Tre persone sono state uccise e altre tre sono rimaste ferite in un raid

condotto dalle forze israeliane nel Nord di Gaza. Lo riferisce Al Arabiya.

Turchia, stop a commerciali con Israele per costringere Tel Aviv alla tregua a Gaza

La Turchia ha interrotto gli scambi commerciali con Israele per costringere Tel Aviv a una tregua a Gaza. Lo ha detto il presidente turco Recep Tayyip Erdogan, come riporta l'Afp. «Abbiamo adottato alcune misure per costringere Israele ad accettare un cessate il fuoco e consentire un aumento degli aiuti umanitari» a Gaza, ha detto Erdogan a un gruppo di uomini d'affari a Istanbul. «Supervisioneremo le conseguenze di questo passo - ha aggiunto - che abbiamo intrapreso in coordinamento e consultazione con il sistema industriale».

Attacco missilistico contro base Usa in Siria

Una base militare americana, nei pressi del giacimento petrolifero di Omar,

nella provincia di Deir ez-Zor, in Siria, è stata colpita da alcuni missili. Lo

indica una fonte all'agenzia russa Ria Novosti. «Sette missili sono stati lanciati contro la base americana nel giacimento petrolifero di Omar, tre di loro sono caduti all'interno della base dal lato sud-orientale, gli altri quattro missili sono caduti nelle vicinanze della base», ha detto la fonte.

«La delegazione di Hamas non darà risposte all'ultimatum di Israele» 

La delegazione di Hamas in arrivo per domani al Cairo non darà una risposta all'ultimatum di Israele per il rilascio degli ostaggi entro una settimana in cambio di una tregua. Lo ha detto una fonte palestinese all`emittente pubblica Kan, rilanciata da The Time of Israel. Secondo la fonte, la delegazione si recherà nella capitale egiziana per ulteriori negoziati e ribadirà le richieste di Hamas per un accordo a un impegno israeliano a porre fine alla guerra.

Gli Usa avvertono il Qatar: «Hamas va espulso se continuerà a rifiutare il cessate il fuoco con Israele»  

Gli Stati Uniti hanno detto al Qatar che dovrebbe espellere Hamas se il gruppo palestinese continuerà a rifiutare il cessate il fuoco con Israele. Un accordo questo che l'amministrazione Biden ritiene vitale per alleviare la situazione in Medio Oriente. Ad affermarlo al `Washington Post´ è un funzionario statunitense al Washington Post. Il Segretario di Stato Antony Blinken, scrive il quotidiano statunitense che cita il funzionario Usa, avrebbe consegnato questo messaggio al primo ministro Mohammed bin Abdulrahman Al Thani ad aprile. Tre diplomatici che hanno familiarità con la situazione hanno detto che i funzionari dell'emirato del Golfo, che ospita la leadership politica di Hamas su richiesta dell'America dal 2012, hanno consigliato ai membri di Hamas - tra cui Ismail Haniyeh, il leader politico del gruppo che vive a Doha, la capitale del Qatar - di elaborare un piano di riserva per la residenza nel caso in cui avessero bisogno di andarsene, ha detto uno dei diplomatici. Alcuni funzionari e analisti regionali, rileva il `Post´, avvertono che la chiusura dell'ufficio politico di Hamas a Doha complicherebbe ulteriormente gli sforzi per comunicare con i suoi leader e rinnovare i futuri negoziati sugli ostaggi.

Onu: «Un convoglio con gli aiuti vandalizzato e poi dirottato» 

Un convoglio di aiuti umanitari diretto a Betlemme, nella Striscia di Gaza, è stato prima vandalizzato da alcuni civili israeliani e poi dirottato da uomini armati verso una destinazione diversa da quella designata. Lo ha detto il vice portavoce delle Nazioni Unite, Farhan Haq, nel corso dell'incontro con i media, citando l'Ocha, l'ufficio che si occupa di coordinare gli aiuti umanitari. Alle domande dei giornalisti, che chiedevano se gli uomini armati fossero miliziani di Hamas, il portavoce ha detto di attenersi ai fatti e di non avere altre informazioni, ma poi ha chiarito la versione. «Sono consapevole - ha commentato - che ci fossero uomini armati a Gaza. Ma non credo si possa andare oltre questo dato. Quello che posso dire è che c'è stato un errore di comunicazione, e che i camion sono stati diretti verso i punti Onu sbagliati, invece di andare direttamente alla destinazione programmata, che era il deposito del Programma alimentare mondiale a Betlemme». «Chiarito quello - ha concluso - ci assicureremo che non succeda più».

Bbc: «Morto in una prigione israeliana il capo del reparto di ortopedia dell'ospedale Al Shifa di Gaza» 

Un medico palestinese è morto in una prigione israeliana dopo più di quattro mesi di detenzione nel carcere di Ofer. Lo riferisce la Bbc che cita le associazioni di prigionieri palestinesi. Adnan Al-Bursh, 50 anni, era il capo del reparto di ortopedia dell'ospedale al-Shifa. Non sono stati forniti dettagli sulla causa della morte e il servizio penitenziario ha affermato che si sta indagando sull'incidente. Ma i gruppi di difesa dei prigionieri palestinesi hanno affermato in una dichiarazione congiunta che la morte del dottor Al-Bursh è stata un «assassinio» e che il suo corpo è ancora sotto la custodia israeliana. Al-Bursh era il capo del reparto di ortopedia della più grande struttura medica di Gaza, l'ospedale al-Shifa. Stava lavorando temporaneamente all'ospedale Al-Awada nel nord di Gaza quando è stato arrestato dalle forze israeliane.

Hamas conferma: «La nostra delegazione sarà domani al Cairo» 

Hamas ha confermato, in comunicato diffuso sul suo sito web, la presenza della sua delegazione domani al Cairo. «Alla luce dei recenti contatti con i fratelli mediatori in Egitto e Qatar, la delegazione di Hamas si recherà domani, sabato, al Cairo per completare le discussioni» si legge nella nota che specifica: «Mentre sottolineiamo lo spirito positivo con cui la direzione del movimento ha risposto quando ha studiato la proposta di cessate il fuoco recentemente ricevuta, con lo stesso spirito andremo al Cairo per raggiungere un accordo».



​ «Noi del movimento Hamas e delle forze di resistenza palestinesi siamo determinati a portare a termine l'accordo, in modo da soddisfare le richieste del nostro popolo per la completa cessazione dell'aggressione, il ritiro delle forze di occupazione, il ritorno degli sfollati, l'aiuto per la nostra gente, l'inizio della ricostruzione e la conclusione di un serio accordo di scambio», si legge ancora nel comunicato di Hamas.

«Esplosioni in una base Usa in Siria» 

La rete libanese Al-Mayadeen, associata a Hezbollah, ha riferito da fonti che sono state sentite esplosioni nella base americana di al-Omar a Deir ez-Zor nella Siria orientale. La notizia è rilanciata dal sito israeliano Ynetnews.

Israele contrario all'arrivo di Burns al Cairo prima della risposta di Hamas 

Israele si sarebbe opposto all'arrivo al Cairo oggi del direttore della Cia, William Burns, preferendo che avesse aspettato la risposta ufficiale di Hamas alla proposta di accordo egiziana. Lo ha riferito l'emittente Canale 12, precisando che i funzionari israeliani hanno espresso la loro valutazione anche alle loro controparti.

Katz: «La decisione di Erdogan danneggerà l'economia palestinese» 

Con la sua decisione di interrompere i rapporti commerciali con Tel Aviv, il presidente turco, Recep Tayyip Erdogan, «vuole danneggiare Israele ma danneggerà principalmente l'economia palestinese». Lo ha detto il ministro israeliano degli Esteri, Israel Katz. Il suo dicastero ha annunciato l'intenzione di intraprendere «azioni per ridurre al minimo tutti i legami economici tra la Turchia, l'Autorità palestinese e Gaza». Non ha spiegato in che modo intenda farlo ma ha minacciato di sollecitare l'adozione di sanzioni contro Ankara nei forum economici internazionali. «L'economia israeliana è forte e l'economia turca sarà molto più colpita di quella israeliana a causa della bilancia commerciale tra i Paesi. È un errore di cui Erdogan si pentirà», ha affermato Katz.

La Casa Bianca: «Se l'operazione a Rafah è imminente spetta a Israele parlarne» 

«Spetta a Israele parlarne». Così la portavoce della Casa Bianca, Karine Jean-Pierre, ha risposto alla domanda se l'opreazione militare israeliana sia imminente. «Quello che posso dire è che abbiamo espresso molto chiaramente le nostre preoccupazioni, pubblicamente e in privato», ha aggiunto Jean-Pierre.  

«Israele ha consegnato agli Usa un piano per evacuare Rafah» 

L'esercito israeliano ha informato le ong umanitarie che operano sul posto e l'Amministrazione Biden di un piano per iniziare a evacuare i palestinesi che vivono a Rafah, nel sud della Striscia di Gaza, in vista dell'avvio dell'operazione militare. Lo riporta Politico, citando un funzionario statunitense e altre due persone a conoscenza della situazione, secondo i quali i civili verrebbero evacuati ad al-Mawasi, una piccola striscia di terra nel sud della Striscia. Questa settimana le Idf hanno inviato una mappa dell'area alle ong, una copia della quale è stata visionata da Politico. L'esercito israeliano ha annunciato che l'operazione a Rafah inizierà «presto», ma non ha fornito una data specifica. Il funzionario americano citato da Politico ha avvertito che questo non è il piano «finale» delle Idf, ma piuttosto «una delle loro ultime riflessioni». Un secondo funzionario statunitense ha affermato che l'Amministrazione Biden non è a conoscenza di alcuna invasione imminente e che sta ancora aspettando maggiori dettagli da Israele su come far uscire i civili di Rafah.

«Hamas domani invierà una delegazione al Cairo» 

Un anonimo responsabile di Hamas citato da Reuters ha affermato che il gruppo estremista palestinese invierà una delegazione al Cairo sabato per i colloqui sugli ostaggi. Si prevede che la delegazione porti la risposta ufficiale di Hamas all'ultima proposta sul tavolo.

Casa Bianca: «Manifestare pacificamente nel rispetto della legge» 

«Sulla Guardia Nazionale» nelle università «decidono i governatori. Sulla polizia nei campus decidono gli atenei. Vogliamo anche assicurarci che tutti gli americani possano manifestare pacificamente e nel rispetto della legge. Dobbiamo rispettare la legge». Lo ha detto la portavoce della Casa Bianca Karine Jean-Pierre riferendosi alle proteste pro-Gaza nelle università americane.

Oms: «L'attacco a Rafah causerebbe un bagno di sangue» 

L'annunciata operazione militare di Israele a Rafah, nel sud della Striscia di Gaza, potrebbe causare un «bagno di sangue». Lo ha dichiarato sul social X il direttore generale dell'Organizzazione mondiale della Sanità (Oms), Tedros Adhanom Ghebreyesus, che ha ribadito la necessità di un cessate il fuoco. «L'Oms è molto preoccupata per il fatto che un'operazione militare su vasta scala a Rafah, Gaza, possa portare a un bagno di sangue e indebolire ulteriormente un sistema sanitario già distrutto», ha affermato.

Israele e Hezbollah vicini ad un accordo

Israele e Hezbollah sono vicini al raggiungimento di un accordo che vedrebbe il gruppo di miliziani sciiti ritirarsi dal confine settentrionale di Israele e consentire ai civili israeliani di tornare nelle loro case nelle comunità settentrionali evacuate a ottobre. A riferirne è l'emittente israeliana Channel 12 . L'accordo sul tavolo è stato mediato dagli Stati Uniti ed è simile alla risoluzione 1701 del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, che ha posto fine alla guerra del 2006 tra Israele e Hezbollah e ha stabilito il ritiro di Hezbollah dal confine a nord del fiume Litani. L'accordo mediato dall'inviato degli Stati Uniti Amos Hochstein richiederà che venga prima raggiunto un accordo sugli ostaggi tra Israele e Hamas che riporti la calma a Gaza.

Mattarella: «Incombono minacce alla pace, vanno eliminate»

«Oggi viviamo una stagione di imprevedibile apprensione, un momento di tensioni internazionali, spesso già associate a conflitti e guerre regionali alle porte dell'Unione europea: la guerra scatenata dalla gravissima aggressione russa all'Ucraina; la tragedia del conflitto in Medio Oriente, esploso in tutta la sua drammaticità con l'orribile massacro perpetrato da Hamas il 7 ottobre e con le sofferenze terribili della popolazione di Gaza; con i missili dell'attacco degli iraniani; con il comportamento di attentato alla libertà di navigazione nel mar Rosso da parte degli Houti». Lo ha detto il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, in occasione dell'incontro al Quirinale con una rappresentanza dell'Esercito italiano nel 163° anniversario di fondazione della Forza Armata. «Sono tutte manifestazioni evidenti delle minacce alla pace che incombono, che vanno eliminate e rimosse per garantire la pace nel mondo. Fronteggiare questa condizione di instabilità richiede, naturalmente, accorte, capaci e avvedute iniziative diplomatiche e richiede anche la capacità operativa delle Forze armate. Questo impegno del resto non nasce oggi, ma si è sviluppato da tempo con la partecipazione delle Forze armate alle missioni internazionali di pace», ha aggiunto.

Media: delegazione di Hamas domani al Cairo per la risposta ufficiale

È previsto domani l'arrivo al Cairo di una delegazione di Hamas per dare una risposta ufficiale sulla proposta egiziana per il cessate il fuoco e la liberazione degli ostaggi a Gaza. Lo riporta il portale israeliano Walla.

Erdogan: «Vogliamo costringere Netanyahu a una tregua»

«L'obiettivo qui è uno solo, costringere l'amministrazione Netanyahu, che è andata fuori controllo con il sostegno diplomatico occidentale, a un cessate il fuoco». Queste le parole riportate dall'agenzia Anadolu del presidente turco, Recep Tayyip Erdogan, che ha commentato la decisione di Ankara di interrompere le relazioni commerciali con Tel Aviv per via del conflitto a Gaza. «Non perseguiamo ostilità e conflitti con nessun Paese della nostra regione. Non vogliamo vedere conflitti, sangue e lacrime nella nostra area», ha aggiunto il leader turco.

Wsj, Pentagono sta spostando aerei e droni dagli Emirati al Qatar

Gli Stati Uniti stanno riposizionando le proprie forze in Medio Oriente, dopo che gli Emirati Arabi Uniti hanno annunciato lo scorso febbraio che non permetteranno più alle forze Usa di condurre attacchi aerei in Yemen e in Iraq utilizzando i velivoli e i droni di stanza nella base militare di Al Dhafra. Fonti anonime hanno riferito al Wall Street Journal che il Pentagono ha iniziato a spostare caccia da combattimento, droni e altri aerei militari in Qatar, presso la base di Al Udeid. Le autorità di Doha, infatti, non hanno imposto restrizioni simili a quelle degli Emirati, i quali negli ultimi mesi avrebbero maturato preoccupazione relativa a possibili ritorsioni da parte delle milizie filo-iraniane attive in Medio Oriente.

Oms: «L'offensiva a Rafah sarebbe un bagno di sangue»

L'Oms «è profondamente preoccupata che un'operazione militare su vasta scala a Rafah, nella Striscia di Gaza, possa portare a un bagno di sangue e indebolire ulteriormente un sistema sanitario già in crisi». Lo scrive su X il direttore dell'Oms Tedros Adhanom Ghebreyesus.

Erdogan: «L'Occidente ci attaccherà per le sanzioni»

La Turchia finirà sotto attacco da parte dell'Occidente a causa delle sanzioni economiche decise nei confronti di Israele. Questo il messaggio del presidente turco Recep Tayyip Erdogan, che ha parlato in occasione di un incontro con la Confindustria turca, Musiad. Erdogan ha ribadito che la decisione di interrompere il commercio è stata presa «per costringere Israele ad accettare il cessate il fuoco» e che lo stop al commercio rimarrà fino a quando non cesseranno le ostilità nella Striscia di Gaza. «Nella prima fase abbiamo bloccato l'export di 54 prodotti, poi tutto il commercio con Israele è sospeso. Sappiamo bene a quali attacchi saremo soggetti ora da parte dell'Occidente, ma vi dico che rimarremo fermi nel nostro intento, fermi al fianco delle vittime», ha detto Erdogan agli industriali turchi.

Centcom: il maltempo ostacola la costruzione del molo temporaneo a Gaza

Il Comando Centrale degli Stati Uniti (Centcom) ha annunciato che il tempo inclemente ha ostacolato la costruzione del molo temporaneo per Gaza. «I forti venti e le mareggiate previsti hanno causato condizioni non sicure per i soldati che lavoravano sulla superficie del molo parzialmente costruito», ha twittato Centcom, aggiungendo che la struttura e le navi militari coinvolte nella sua costruzione sono state trasferite al porto israeliano di Ashdod. L'assemblaggio del molo sarà completato ad Ashdod prima di essere trasferito nella posizione prevista al largo della costa di Gaza, ha concluso Centcom.

Sulle tende di Rafah comparse scritte come «grazie a voi studenti che lottate per noi»

Sulle tende sul lato palestinese del valico di Rafah tra Egitto e Striscia di Gaza, dove un milione e mezzo di palestinesi sopportano affollamento, scarsità di cibo, bombardamenti incessanti e minacce incombenti di un'invasione di terra israeliana, sono apparsi messaggi di gratitudine e speranza rivolti agli studenti che in molti Paesi e soprattutto negli Stati Uniti stanno difendendo in questi giorni la loro causa. Lo scrive la testata egiziana Ahram. «Grazie, studenti della Columbia University», le scritte di cui riferisce Ahram, e «Grazie, studenti universitari americani». l'Alto Commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani, Volker Turk, ha dichiarato martedì di essere «turbato» dalle azioni pesanti intraprese dalle forze di sicurezza statunitensi durante i tentativi di sedare le proteste filo-palestinesi nei campus universitari. «Sono preoccupato che alcune delle azioni delle forze dell'ordine in una serie di università appaiano sproporzionate nel loro impatto», ha detto Turk in una nota riportata dal sito egiziano riferita agli arresti e alle sanzioni degli studenti. «Deve essere chiaro che l'esercizio legittimo della libertà di espressione non può essere confuso con l'incitamento alla violenza e all'odio», ha aggiunto.

Proteste pro-Gaza, a Princeton sciopero della fame

Un gruppo di studenti di Princeton hanno cominciato uno sciopero della fame in segno di solidarietà con i palestinesi di Gaza. Gli studenti appartenenti al gruppo Princeton Israeli Apartheid Divest chiedeono all'ateneo Ivy League del New Jersey di ritirare gli investimenti da società che indirettamente aiutano le azioni militari di Israele a Gaza.

Il direttore della Cia è arrivato in Egitto per i negoziati

Il direttore della Cia, William Burns, è arrivato in Egitto per partecipare ai negoziati mirati a raggiungere un'intesa sul cessate il fuoco e il rilascio degli ostaggi ancora nelle mani delle fazioni palestinesi a Gaza. Lo ha riferito il sito di Axios. Anche una delegazione di Hamas ha raggiunto la capitale egiziana. 

Proteste pro-Gaza, una cinquantina di arresti a New York

Una cinquantina di studenti sono stati arrestati oggi nei campus di Greenwich Village di due università newyorchesi. La polizia ha fermato 43 persone alla New School mentre altre 13 sono finite in manette alla New York University. Agli studenti della New School era stata data la scelta se smobilitare o finire al commissariato. È stato lo stesso ateneo fondato nel 1919 e che prima e durante la Seconda Guerra Mondiale ha aperto le braccia a molti intellettuali ebrei e non in fuga dal nazismo e dal fascismo a chiedere l'intervento delle forze dell'ordine. La New School si autodescrive sul suo sito Web come una università per «intellettuali attivisti, artisti senza paura e designer che sfidano le convenzioni».

Israele, Katz: «Erdogan lavora per Hamas e danneggerà i palestinesi»

«Erdogan, il dittatore che sogna di essere sultano, lavora al servizio di Hamas, viola gli accordi e vuole danneggiare Israele ma in realtà danneggia i suoi palestinesi che finge di aiutare». Lo ha detto il ministro degli esteri Israel Katz dopo le decisioni di Ankara di tagliare l'import-export con Israele. «Lavoreremo - ha aggiunto - per ridurre ogni legame finanziario tra lui e l'Autorità nazionale palestinese e Gaza. Coloro che intraprenderanno azioni unilaterali contro l'economia israeliana riceveranno una risposta dolorosa e adeguata. Erdogan vuole danneggiare Israele, ma danneggerà soprattutto l'economia palestinese».

Wsj, ultimatum di Israele ad Hamas: «Intesa in una settimana o entriamo a Rafah»

L'Israele ha notificato ad Hamas che se non si raggiunge un accordo entro una settimana, comincerà l'operazione a Rafah. Lo riferisce il Wall Street Journal citando fonti egiziane. L'indiscrezione è stata ripresa anche da Haaretz.

Hamas: «Netanyahu parla solo per boicottare la tregua»

Un alto funzionario di Hamas ha accusato il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu di boicottare qualunque prospettiva di tregua continuando a parlare della prospettiva di un'operazione di terra contro Rafah. Hamas sta discutendo il da farsi all'interno della sua leadership e con i gruppi alleati, ha detto Hossam Badran all'Afp, ma ha avvertito che le dichiarazioni di Netanyahu sono state pensate per «contrastare ogni possibilità di concludere un accordo». 

«Netanyahu è stato l'ostruzionista in tutti i precedenti round di dialogo e negoziati, ed è chiaro che lo è ancora», ha detto in un'intervista telefonica, «non è interessato a raggiungere un accordo». I mediatori di Egitto, Qatar e Stati Uniti hanno proposto un accordo che porrebbe fine ai combattimenti per 40 giorni e scambierebbe ostaggi israeliani con potenzialmente migliaia di prigionieri palestinesi, secondo i dettagli rilasciati in precedenza dalla Gran Bretagna. L'esito dei negoziati indiretti è rimasto altamente incerto, con avanti e indietro sul numero di ostaggi che potrebbero essere rilasciati e profonde differenze sulla portata di qualsiasi accordo. Badran ha ribadito che l'obiettivo di Hamas resta un cessate il fuoco duraturo e «un ritiro completo e globale delle forze di occupazione dalla Striscia di Gaza». 

Questo obiettivo è in contrasto con la posizione dichiarata di Netanyahu, che ha promesso che l'esercito continuerà a combattere Hamas, anche a Rafah. Ma dopo mesi di negoziati a corrente alternata, il capo dell'ufficio politico di Hamas con sede in Qatar, Ismail Haniyeh, ha detto giovedì che il gruppo «presto» invierà una delegazione in Egitto con l'obiettivo di un accordo che «soddisfa le richieste del nostro popolo». Haniyeh ha inoltre affermato che Hamas sta studiando l'ultima proposta israeliana con «uno spirito positivo». Qualsiasi accordo raggiunto sarebbe il primo dopo una tregua di una settimana a novembre che ha visto lo scambio di 80 ostaggi israeliani con 240 prigionieri palestinesi.

Idf: «Identificato un israeliano ucciso il 7 ottobre»

L'esercito israeliano ha annunciato che al termine di «una lunga e complessa» indagine è stato identificato il corpo di Elyakim Libman finora ritenuto ostaggio di Hamas e invece ucciso nell'attacco del 7 ottobre della fazione islamica. «Il suo corpo - ha aggiunto - è stato ritrovato in Israele». L'indagine identificativa - ha spiegato - si è basata su «prove sul campo» ed è stata condotta dall'esercito stesso, dalla polizia e dall'Istituto nazionale di medicina legale.

Mar Rosso, gli Houthi annunciano l'inizio della «quarta fase dell'escalation»

La milizia yemenita filo-palestinese degli Houthi ha annunciato l'inizio della «quarta fase dell'escalation» in vista dell'operazione militare israeliana su Rafah, nella Striscia di Gaza. Nella nota, diffusa su Telegram, si legge:

«Prenderemo di mira tutte le navi che violano la decisione di divieto di navigazione israeliana e quelle dirette ai porti della Palestina occupata dal Mar Mediterraneo in qualsiasi area raggiungibile all'interno della nostra ampia zona.

Se il nemico israeliano intende lanciare un'operazione militare aggressiva contro Rafah, le forze armate yemenite imporranno sanzioni globali a tutte le navi e compagnie legate al rifornimento e all'ingresso nei porti palestinesi occupati di qualsiasi nazionalità e impediranno a tutte le navi di queste e alle imprese di transitare nella zona operativa delle forze armate, indipendentemente dalla loro destinazione».

Almeno 10 razzi lanciati dal Libano al nord di Israele: nessun ferito

Secondo l'Idf, almeno 10 razzi lanciati dal Libano hanno colpito aree aperte nella zona del Monte Meron, nel nord di Israele. L'Idf afferma che non ci sono danni o feriti nell'attacco.

Israele si rivolge all'Ocse dopo la «delirante decisione della Turchia del dittatore Erdogan»

Israele si rivolge all'Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico dopo che la Turchia ha annunciato la sospensione degli scambi commerciali. Su X il ministro israeliano dell'Economia, Nir Barkat, ha annunciato di aver presentato una «denuncia» al segretario generale dell'Ocse, Mathias Cormann, contro «la decisione unilaterale» e «delirante» adottata dal leader turco Recep Tayyip Erdogan, un «dittatore antisemita» secondo Barkat. «L'interruzione del commercio marittimo tra i Paesi colpisce soprattutto le aziende europee che non potranno inviare merci dalle fabbriche in Turchia a Israele - afferma il ministro nel suo post - Speriamo che l'Ocse adotti misure contro la Turchia per questa decisione delirante di Erdogan, che danneggia tutta l'economia europea. L'Europa deve porre dei limiti a questo dittatore».

Onu, Guterres: «Scioccato dal numero di giornalisti uccisi a Gaza»

«Sono scioccato e indignato per l'alto numero di giornalisti uccisi durante le operazioni militari israeliane a Gaza». Così si è espresso il segretario generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres nel messaggio per la giornata internazionale sulla libertà di stampa. «L'Organizzazione delle Nazioni Unite riconosce il prezioso lavoro dei giornalisti e dei professionisti dei media per garantire che il pubblico sia informato», ha detto Guterres chiarendo che «senza libertà di stampa, non avremo alcuna libertà. Una stampa libera non è una scelta, ma una necessità».

Londra adotta nuove sanzioni contro i «coloni estremisti» israeliani in Cisgiordania

Il Regno Unito ha annunciato venerdì di aver adottato sanzioni contro gli «estremisti» israeliani a causa dell'«aumento senza precedenti» delle violenze commesse dai coloni in Cisgiordania, e ha invitato il governo israeliano a «reprimerle». «I coloni estremisti stanno minando la sicurezza e la stabilità e minacciando le prospettive di pace», ha affermato in una nota il ministro degli Esteri britannico David Cameron. Queste sanzioni colpiscono due gruppi che hanno compiuto «attacchi» contro i palestinesi in Cisgiordania e quattro individui «direttamente responsabili di palese violenza contro i civili palestinesi», ha aggiunto. 

«Le autorità israeliane devono agire» contro i responsabili delle violenze, ha esortato David Cameron, assicurando che il Regno Unito «non esiterà» ad adottare altre sanzioni, se necessario. I due gruppi sanzionati sono Hilltop Youth, per aver creato «insediamenti illegali (...) con la missione di espellere tutti i palestinesi dai territori occupati», secondo Londra, e il movimento Lehava, per aver «facilitato, incitato e promosso» la violenza contro le comunità arabe e palestinesi. 

Tra i quattro individui sanzionati c'era Noam Federman, ex leader del movimento anti-arabo Kach (ora bandito), per aver «addestrato gruppi di coloni a commettere violenza contro i palestinesi». Suo figlio, Ely Federman, era già stato sanzionato da Londra a febbraio. Le altre tre persone sanzionate sono Eden Levi e Neria Ben Pazi, per la loro partecipazione ad attacchi e intimidazioni contro i palestinesi, nonché Elisha Yered, «portavoce non ufficiale del gruppo Hilltop Youth». Anche questi ultimi due sono soggetti alle sanzioni dell'Unione Europea dal mese scorso. 

Anche gli Stati Uniti hanno adottato misure simili a febbraio. La Cisgiordania, territorio palestinese occupato dal 1967 da Israele, è scossa da una rinnovata violenza dall'inizio della guerra tra Israele e Hamas nella Striscia di Gaza, innescata dall'attacco senza precedenti del movimento islamico palestinese sul territorio israeliano il 7 ottobre. Secondo fonti ufficiali palestinesi, da allora più di 491 palestinesi sono stati uccisi da soldati o coloni israeliani in Cisgiordania. Più di 2,9 milioni di palestinesi vivono nella Cisgiordania occupata, separata dalla Striscia di Gaza dal territorio israeliano. Lì vivono anche circa 490.000 israeliani, in insediamenti ritenuti illegali secondo il diritto internazionale.

Parigi, intervento della polizia per evacuare Sciences-Po. Proteste nelle università di tutta la Francia

La polizia è intervenuta a Sciences-Po, la prestigiosa facoltà di Scienze politiche nel quartiere latino di Parigi, per evacuare le decine di militanti pro-palestinesi che ne occupano le aule da ieri. Secondo uno studente che ha parlato alla stampa, «una cinquantina di studenti sono ancora presenti nei locali» degli edifici di rue Saint Guillaume nel momento in cui le forze dell'ordine hanno fatto irruzione. La mobilitazione di Sciences-Po contro la guerra israeliana nella Striscia di Gaza dura da una settimana e si è contraddistinta per le polemiche e le tensioni che ha originato. 

I campus parigini di Sciences-Po sono l'epicentro di una mobilitazione studentesca pro-palestinesi, che infiamma il dibattito politico. «La chiusura è totale», ha detto una fonte di Matignon, secondo la quale è stato lo stesso premier Gabriel Attal a chiedere l'intervento dopo l'occupazione della prestigiosa facoltà. L'amministratore provvisorio Jean Basse'res «ha chiamato la polizia e dato un ultimatum di 20 minuti per liberare i locali e uscire». Da lunedì sono in calendario gli esami e da domani le aule vanno predisposte, ha spiegato il rappresentante degli studenti dopo la sua uscita dai locali occupati. Ora tutta l'area è bloccata dalle forze dell'ordine. 

Alla Sorbona, a qualche centinaia di metri da Sciences-Po, l'unione degli studenti ebrei di Francia ha organizzato un tavolo di dialogo, con molti invitati, ma pochi partecipanti. In altri campus della facoltà «ribelle», a Le Havre, Dijon, Reims e Poitiers ci sono state forme di occupazione e protesta, come lo sciopero della fame di alcuni studenti di Reims. A Lione, è stato evacuato il locale istituto di Studi politici; uscendo, i studenti pro-Palestina hanno cantato «Gaza, Lione è con te». Anche a Saint-Etienne sono stati evacuati i locali di un sito universitario mentre a Lille è stato bloccato l'accesso alla Scuola di giornalismo.

Tajani: «Macron? Non manderemo soldati in Ucraina»

«Abbiamo sempre detto che noi non siamo in guerra con la Russia e quindi non manderemo soldati italiani a combattere in Ucraina». Lo ha detto il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, rispondendo a Reggio Calabria ad una domanda dei giornalisti sulle dichiarazioni del presidente francese Emmanuel Macron. «Noi difendiamo - ha aggiunto Tajani - il diritto dell'Ucraina ad essere uno Stato indipendente. Ma non siamo, lo ribadisco, in guerra con la Russia. La nostra posizione è sempre questa. Non abbiamo mai cambiato idea. Noi difendiamo la libertà, l'indipendenza, ma stiamo lavorando per costruire la pace». «Sbaglia la Federazione russa ad attaccare l'Ucraina. Ha sbagliato e c'è una violazione del diritto internazionale - ha sottolineato il titolare della Farnesina - ma dobbiamo costruire la pace e per questo noi siamo tutti impegnati in questa direzione, come lo siamo in Medio Oriente. E come lo siamo nel Mar Rosso per difendere il traffico marittimo commerciale, visto che siamo un Paese esportatore. L'Italia, quindi, è protagonista della politica internazionale». «Stamani - ha aggiunto Tajani - ho accolto il presidente dell'Albania, che in questi giorni è in visita in Calabria, e gli ho ribadito l'impegno dell'Italia per favorire l'ingresso nell'Unione Europea del suo Paese e di quelli dei Balcani occidentali».

Oms, piano di emergenza per Rafah: «ma non eviterà i morti»

L'Organizzazione mondiale della sanità (Oms) ha annunciato di aver elaborato un piano di emergenza da mettere in atto nel caso di un'operazione militare di terra israeliana a Rafah, nel Sud della Striscia di Gaza. «Ma questo piano non eviterà altre morti», ha precisato l'Oms. «Naturalmente, stiamo elaborando piani di emergenza per garantire che il sistema sanitario sia preparato e possa continuare a fornire assistenza», ha dichiarato il portavoce dell'Oms Richard Peeperkorn in una conferenza stampa a Ginevra. «L'operazione militare porterà a una nuova ondata di sfollamenti, maggiore sovraffollamento, minore accesso al cibo, all'acqua e ai servizi igienico-sanitari», ha aggiunto. L'Oms, ha sottolineato, è «estremamente preoccupata» che, a causa di una possibile operazione militare a Rafah, «il valico venga chiuso». E chiede che «qualunque cosa accada resti aperto il valico» di Rafah, che è centrale per l'arrivo di aiuti umanitari per la popolazione palestinese.



​Il piano suggerisce che durante questo periodo «l'esercito israeliano potrebbe continuare a operare all'interno di Gaza». Il quotidiano cita funzionari e analisti degli Emirati Arabi e dell'Arabia Saudita, secondo i quali «la nuova proposta non assicurerebbe il coinvolgimento di stati arabi come l'Arabia Saudita ed Emirati Arabi Uniti, in particolare perché non garantisce la sovranità palestinese», condizione posta da entrambi i Paesi per il loro coinvolgimento nella Gaza postbellica. «Il governo saudita ha dichiarato che non normalizzerà i legami con Israele a meno che i leader israeliani non compiano passi irrevocabili verso la creazione di uno stato palestinese», si legge nell'articolo.

Israele valuta un piano per il dopoguerra a Gaza con un'alleanza di Paesi arabi e Usa

Alti funzionari del governo israeliano «stanno valutando un piano espansivo per la Gaza postbellica, in cui Israele si offrirebbe di condividere la supervisione del territorio con un'alleanza di Paesi arabi, tra cui l'Egitto, l'Arabia Saudita e gli Emirati Arabi Uniti, oltre agli Stati Uniti». Lo hanno indicato otto fonti, tra le quali - scrive il New York Times - funzionari israeliani. In cambio, si legge nell'articolo, Israele chiederebbe «relazioni normalizzate tra sé e l'Arabia Saudita». L'ufficio del primo ministro israeliano si è rifiutato di commentare i contenuti dell'articolo. Il New York Times ha sostenuto che, nell'ambito della proposta, «un'alleanza arabo-israeliana, in collaborazione con gli Stati Uniti, nominerebbe dei leader a Gaza per riqualificare il territorio devastato, revisionare il sistema scolastico e mantenere l'ordine». In seguito, dopo un periodo di tempo compreso tra i sette e i dieci anni, «l'alleanza permetterebbe ai residenti di Gaza di votare se essere assorbiti in un'amministrazione palestinese unita che governerebbe sia a Gaza sia in Cisgiordania».

Erdogan su stop import-export con Israele: «Dovevamo farlo»

«Non potevamo stare a guardare». Lo ha affermato il presidente turco Recep Tayyip Erdogan, commentando la decisione di fermare completamente il commercio con Israele, presa ieri ufficialmente dalla Turchia. «La situazione degli ultimi sviluppi tra Israele e Palestina è inaccettabile», ha detto Erdogan, durante una conferenza stampa a Istanbul trasmessa dalla tv di Stato turca Trt, accusando il premier israeliano Benjamin Netanyahu di non avere una coscienza. «Tra di noi c'era un interscambio economico di 9,5 miliardi di dollari», ha fatto sapere il leader turco.

Hamas: 34.622 morti e 77.867 feriti dall'inizio della guerra

È salito a 34.622 morti e 77.867 feriti il bilancio delle vittime palestinesi dall'inizio  del conflitto, iniziato il 7 ottobre 2023. Lo ha reso noto il ministero della Sanità di Gaza, gestito da Hamas, precisando che nelle ultime 24 ore sono morte 26 persone e altre 51 sono rimaste ferite.

Iraq: premier Al Sudani elogia le milizie filo-iraniane Asaib Ahl al Haq

Il primo ministro dell'Iraq, Mohammed Shiaa al Sudani, ha partecipato stamane alle celebrazioni dell'anniversario della fondazione del movimento Asaib Ahl al Haq, uno dei gruppi paramilitari iracheni che compongono la Resistenza islamica in Iraq, movimento sotto l'ombrello dell'Iran che lo scorso gennaio ha rivendicato l'attacco contro una base statunitense al confine tra la Siria e la Giordania, costato la vita a tre militari statunitensi. «Il movimento Asaib Ahl al Haq contribuisce oggi a sostenere il percorso dello Stato, dopo che in passato ha affrontato le bande terroristiche dello Stato islamico», ha detto il primo ministro in un discorso pronunciato durante la cerimonia. Al Sudani ha elogiato in particolare il contributo del gruppo paramilitare iracheno, designato dagli Usa come una organizzazione terroristica, al percorso di «jihad nazionale» e i «martiri» caduti «valorosamente contro il terrorismo».

Aggiornamento sul raid israeliano a Rafah: 7 morti tra cui 4 bambini

Un attacco aereo notturno dell'aviazione israeliana nel nord di Rafah ha causato sette vittime, tra cui quattro bambini. Lo ha riferito il corrispondente di Al Jazeera dal distretto meridionale di Gaza. Secondo l'emittente gli attacchi militari israeliani si sono intensificati anche in alcune parti del nord di Gaza, come il quartiere di Sheikh Ijlin, così come nel centro di Gaza, dove testimoni affermano che vi è un «costante intenso bombardamento di artiglieria», aggiunge Al Jazeera. «Un certo numero di vittime sono state trasferite all'ospedale di Al-Aqsa», riferisce il corrispondente.

Times of Israel: «Netanyahu si ricandiderà a premier»

«Nelle ultime settimane è diventato chiaro che il primo ministro Benjamin Netanyahu ha deciso di candidarsi nuovamente come primo ministro alle prossime elezioni». Lo scrive il Times of Israel, secondo cui l'attuale premier israeliano «è fiducioso che la sua proposta di accordo sugli ostaggi metterà a tacere i critici, anche all'interno del governo, offrendogli un percorso chiaro verso la rielezione». «Ora cominciamo a sentire dichiarazioni chiare da parte sua sulla drammatica necessità di continuare a guidare il Paese dopo lo svolgimento delle prossime elezioni - scrive il giornale israeliano - Questo nonostante la terribile tragedia nazionale e i vergognosi fallimenti del 7 ottobre».

Sei morti in un raid a Rafah. Onu: «A Gaza azzerati 40 anni di sviluppo»

Sei persone, tra cui quattro bambini, sono le ultime vittime del conflitto in corso sulla Striscia di Gaza. Come riporta la stampa internazionale, la notte scorsa l'esercito israeliano ha bombardato un edificio a Rafah, città meridionale a ridosso della frontiera con l'Egitto, contro cui il governo di Tel Aviv intende sferrare l'offensiva finale per «neutralizzare le brigate di Hamas» e per «riportare a casa gli ostaggi», come ha detto il premier Benjamin Netanyahu. L'ultimo bilancio dei morti aggiorna quello diffuso ieri dalle autorità sanitarie di Gaza, secondo cui dal 7 ottobre 34.596 palestinesi hanno perso la vita, mentre il 70% delle abitazioni è stato distrutto. 

«Non vedevamo nulla di simile dal 1945», ha detto ieri in conferenza stampa Abdallah al-Dardari, direttore dell'ufficio regionale per gli stati arabi del Programma di sviluppo delle Nazioni Unite (Undp). Il dirigente ha aggiunto che sarà necessario rimuovere 37 milioni di tonnellate di detriti, 15 volte più di quelli causati dal conflitto del 2014, quando furono 2,4 milioni. «Sono stati spazzati via tutti gli investimenti nello sviluppo umano realizzati negli ultimi 40 anni», ha denunciato al-Dardari. «Siamo quasi tornati agli anni '80», aggiungendo che per la ricostruzione serviranno tra i 40 e i 50 miliardi di dollari. Intanto il giornalista Thomas Friedman sul New York Times scrive che sarebbero in corso colloqui tra Stati Uniti e Arabia Saudita per trovare un modo di porre fine al conflitto. I vertici di Riad si sarebbero detti disponibili a rinnovare i rapporti diplomatici con Israele, se il governo di Tel Aviv acconsentirà ad alcune condizioni: favorire la creazione di uno Stato di Palestina in Cisgiordania e Gaza entro al massimo cinque anni, ritirando le forze di sicurezza e congelando la costruzione di insediamenti in Cisgiordania.



​Friedman conclude osservando che difficilmente l'esecutivo guidato da Netanyahu accetterà, dal momento che i suoi esponenti hanno messo al centro della politica di governo il sostegno ai coloni e la costruzione di nuovi insediamenti. Intanto, si attende ancora la risposta dei leader di Hamas rispetto alla proposta negoziale presentata da Israele. Ieri il capo del movimento, Ismail Haniyeh, ne ha discusso in due telefonate distinte con i rappresentanti di Egitto e Qatar - mediatori dell'intesa - sostenendo che l'attuale proposta sarebbe «più positiva», e che presto si recherà in Egitto per ulteriori incontri. L'obiettivo è raggiungere il cessate il fuoco e il ritiro delle truppe israeliane dalla Striscia, che subisce l'operazione militare dal 7 ottobre, giorno in cui miliziani legati ad Hamas hanno attaccato aree nel sud di Israele, uccidendo circa 1200 persone e prendendone 240 in ostaggio.

Egitto: 100mila palestinesi immigrati da Gaza dall'inizio della guerra

L'ambasciatore palestinese al Cairo, Diab Al Louh, ha affermato che circa 100 mila palestinesi sono arrivati in Egitto da Gaza dall'inizio della guerra tra Israele e il movimento islamista Hamas il 7 ottobre 2023. «I numeri aumentano ogni giorno», ha detto l'ambasciatore palestinese al Cairo all'emittente panaraba satellitare di proprietà saudita Al Arabiya, aggiungendo che il valico di Rafah tra l'Egitto e la Striscia di Gaza è l'unico sbocco dell'exclave palestinese verso il mondo esterno che non è sotto il controllo di Israele. L'ambasciatore ha invitato l'Egitto a concedere agli immigrati palestinesi la residenza legale, l'iscrizione alle scuole, l'apertura di conti bancari, la libertà di movimento e un'assicurazione sanitaria.

Ankara: «Le sanzioni non avranno impatto sui palestinesi»

Il ministro del Commercio turco Omer Bolat ha garantito che la decisione del governo turco di sospendere il commercio con Israele non avrà conseguenze sulla popolazione palestinese della Cisgiordania. «Siamo in contatto con l'Autorità palestinese e colloqui tecnici sono in corso per trovare metodi alternativi ed evitare che queste misure abbiano ricadute sui nostri fratelli palestinesi», ha dichiarato Polat. Le sanzioni decise da Ankara rischiano infatti di avere anche un impatto sulla popolazione palestinese poiché i porti di Haifa e Ashdod sono infatti i punti di approdo, sotto controllo israeliano, per i prodotti turchi destinati alla Cisgiordania. Il volume di interscambio commerciale tra Turchia e Cisgiordania è cresciuto negli ultimi anni fino a sfiorare il miliardo di dollari su base annuale. La vendita di ferro, acciaio, legno, olio vegetale, tabacco, generi alimentari rende la Turchia il secondo fornitore sul mercato palestinese, alle spalle proprio di Israele.

Procuratore Cpi: «Basta ai tentativi di intimidire la Corte»

L'ufficio del procuratore della Corte penale internazionale dell'Aia (Cpi) ha rilasciato una forte dichiarazione contro le notizie secondo cui Israele avrebbe minacciato misure di ritorsione se la Corte dovesse emettere mandati di arresto contro alti funzionari israeliani. Lo riferiscono i media israeliani. «L'ufficio cerca di impegnarsi in modo costruttivo con tutte le parti interessate ogniqualvolta tale dialogo sia coerente con il mandato conferitogli dallo Statuto di Roma di agire in modo indipendente e imparziale», afferma il procuratore Karim Khan in un comunicato.

«Tuttavia, tale indipendenza e imparzialità sono minate quando alcuni individui minacciano ritorsioni... Se l'ufficio, nell'adempimento del suo mandato, dovesse prendere decisioni su indagini o casi che rientrano nella sua giurisdizione». Khan ha chiesto che «tutti i tentativi di ostacolare, intimidire o influenzare impropriamente i suoi funzionari cessino immediatamente». In precedenza il sito di notizie Axios ha riferito che un gruppo di senatori repubblicani e democratici ha tenuto questa settimana un incontro virtuale con alti funzionari della Corte penale internazionale, nel tentativo di dissuadere la Corte dall'ordinare mandati di arresto contro alti funzionari israeliani, tra cui Benyamin Netanyahu.

Protesta antigovernativa sotto casa Gantz: «Lasci il governo»

Dimostranti contro il governo israeliano di Benyamin Netanyahu stanno protestando sotto la casa del ministro del Gabinetto di guerra Benny Gantz affinché lasci l'esecutivo se non sarà approvato l'accordo per il rilascio degli ostaggi israeliani. Tra i cartelli innalzati uno rappresenta il presidente Joe Biden, il premier Benyamin Netanyahu e lo stesso Gantz accompagnati da scritte rispettive: «Il buono, il cattivo e il nulla».

Haniyeh lascia la Turchia e torna in Qatar

Il capo di Hamas, Ismail Haniyeh, è tornato in Qatar dopo una permanenza di 14 giorni in Turchia. Lo ha annunciato la fazione islamica, ripresa dai media. Di recente c'erano state notizie di pressioni per mandare via dal Qatar i capi di Hamas lì presenti, se l'organizzazione non avesse accettato un accordo sulla guerra a Gaza.

Morto in un carcere israeliano il capo dell'ortopedia dell'ospedale  di Gaza

Il primario di ortopedia all'ospedale al-Shifa di Gaza, Adnan Al-Bursh, è morto mentre era rinchiuso in un carcere israeliano, dopo essere stato arrestato a dicembre mentre lavorava temporaneamente all'ospedale Al-Awda nel nord della Striscia. È quanto riferito da due associazioni di prigionieri palestinesi, che hanno accusato lo Stato ebraico del suo «omicidio». Il corpo è ancora in mano israeliana. La morte del medico è stata confermata dalle forze armate (Idf), secondo le quali Bursh è deceduto il 19 aprile nella prigione di Ofer, dove era rinchiuso per motivi di sicurezza nazionale. Con la sua morte, sale a 496 il numero degli operatori medici uccisi da Israele dall'attacco di Hamas del 7 ottobre, altri 1.500 sono rimasti feriti mentre 309 sono stati arrestati, ha fatto sapere il ministero della Sanità palestinese, gestito da Hamas. 

Arrestato un colono in Cisiordania sospettato di essere coinvolto nell'omicidio di un palestinese

Un colono di 35 anni dell'insediamento di Beit El in Cisgiordania è stato arrestato dallo Shin Bet perché sospettato di coinvolgimento nell'omicidio di un palestinese ucciso il mese scorso durante le rappresaglie degli estremisti ebrei in seguito al recente omicidio di un adolescente israeliano. Lo riporta il Times of Israel. L'uomo comparirà questa mattina davanti al tribunale distrettuale di Gerusalemme per l'udienza di rinvio a giudizio. 

Media: Israele promette il rinvio delle operazioni a Rafah fino alla fine della prossima settimana

L'Egitto avrebbe «ricevuto la promessa» da Israele di «rinviare qualsiasi operazione militare a Rafah almeno fino alla fine della prossima settimana». Lo scrive il giornale libanese Al Akhbar, citando fonti egiziane.

Austin: «Non vedo indicazioni che Hamas attacchi le truppe Usa»

Il segretario alla difesa Usa Lloyd Austin ha detto di non avere indicazioni che Hamas stia programmando attacchi alle truppe Usa a Gaza ma che in ogni caso verranno «prese misure adeguate». Gli Stati Uniti hanno costruito un pontile artificiale a largo della costa di Gaza per sbarcare gli aiuti umanitari alla popolazione civile. «Non discuto di informazioni di intelligence, ma - ha spiegato in conferenza stampa negli Usa, ripreso dai media israeliani - allo stato attuale non vedo alcuna indicazione che ci sia una intenzione attiva in tal senso. Detto questo quella è zona di guerra e varie cose possono accadere». 

Forze irachene filo-Iran rivendicano lanci di missili su Tel Aviv

La Resistenza islamica in Iraq, il raggruppamento di forze filo-iraniane, ha annunciato nelle ultime ore di aver lanciato una serie di missili da crociera contro obiettivi in Israele, puntando per la prima volta su Tel Aviv. Lo si apprende dall'account Telegram della stessa coalizione. Israele non commenta e non ci sono notizie di missili provenienti dall'Iraq. Da metà ottobre, le forze irachene filo-iraniane hanno rivendicato numerosi attacchi con missili e droni contro Israele ma non ci sono conferme. Analisti affermano che si tratta di un espediente usato da queste forze per accreditarsi nei confronti dell'Iran. 

Gaza, la tregua resta sospesa: Hamas frena ma continua a trattare

(Davide Frattini, corrispondente da Gerusalemme) Chi lascia la porta spalancata, chi uno spiffero, chi si mette in mezzo perché non vada a sbattere. Il premier Benjamin Netanyahu ripete che darà l'ordine alle truppe di invadere Rafah, mentre il segretario di Stato Antony Blinken ribadisce che gli americani sono contrari e comunque «a contare sono i fatti non le parole». Vale anche per i capi di Hamas che con Osama Hamdan dicono di rifiutare l'ultima proposta di intesa per poi precisare che la stanno ancora studiando e torneranno al Cairo per parlare con i mediatori egiziani. Yahya Sinwar, il boss dei boss, avrebbe fatto sapere dal nascondiglio a Gaza che la richiesta fondamentale resta il cessate il fuoco definitivo.



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Slitta il voto del governo israeliano sulla legge per chiudere Al Jazeera

Il gabinetto di sicurezza israeliano, riunitosi ieri sera a Tel Aviv per approvare una legge che consente al governo di chiudere la redazione dell'emittente qatariota «Al Jazeera» in Israele, non ha votato a riguardo nonostante abbia ricevuto il via libera dal procuratore generale Gali Baharav-Miara. Secondo il sito di informazione israeliano «Ynet news», il voto si terrà invece durante la riunione del governo israeliano di domenica prossima. La legge - già approvata il 1° aprile dalla Knesset - conferisce al governo poteri temporanei per impedire alle reti straniere di operare in Israele se vengono ritenute dannose per la sicurezza nazionale.

Proteste per Gaza nelle università Usa, 2.000 arresti. Biden: «C'è il diritto di protesta, ma questo è il caos»

(Viviana Mazza, corrispondente da New York) «Il vandalismo, l'occupazione di proprietà privata, rompere le finestre, chiudere i campus, costringere a cancellare lezioni e lauree non è protesta pacifica... gli americani hanno il diritto di protestare ma non di causare il caos. Le persone hanno il diritto di ottenere un'istruzione, di camminare nel campus liberamente senza paura di essere attaccati». Il presidente Joe Biden ha parlato ieri in tv, mentre le proteste per Gaza e gli arresti per contenerle si diffondono in metà degli Stati americani. Biden ha condannato l'antisemitismo come pure l'islamofobia. Ha detto che non ritiene opportuno l'intervento della Guardia Nazionale. Ha aggiunto che le proteste non hanno cambiato la sua visione della situazione a Israele e nei territori palestinesi»



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Raid di Israele vicino a Damasco: feriti 8 soldati siriani

Otto soldati siriani sono rimasti feriti nella notte in attacchi aerei israeliani vicino a Damasco. È quanto riferito dal ministero della Difesa siriano, secondo il quale «il nemico israeliano ha lanciato attacchi aerei dal Golan siriano occupato, prendendo di mira un sito vicino a Damasco...e ferendo otto soldati». Da parte sua, l'Osservatorio siriano per i diritti umani ha affermato che Israele ha colpito un edificio governativo nella campagna di Damasco utilizzato da Hezbollah dal 2014.

Raid Usa e Uk in Yemen

Caccia degli Stati Uniti e della Gran Bretagna attivi nella regione del Mar Rosso hanno condotto una serie di raid aerei sulla costa occidentale dello Yemen. Il canale televisivo yemenita «Al-Masirah» ha riferito tramite il suo corrispondente nella città di Hodeidah che la coalizione americano-britannica ha lanciato 5 raid contro l'aeroporto internazionale dell'area. Dall'inizio di quest'anno, Washington e Londra hanno lanciato raid su quelli che dicono siano siti Houthi nello Yemen, per fermare il gruppo che nel Mar Rosso prende di mira le navi mercantili israeliane e di Paesi considerati alleati di Israele.

Si allarga fino al Canada il fronte delle proteste degli studenti 

Si allarga anche in Canada il fronte delle proteste degli studenti universitari per chiedere la fine dell'offensiva israeliana nella Striscia di Gaza. Le proteste canadesi arrivano mentre la polizia ha arrestato centinaia di persone nei campus statunitensi e il bilancio delle vittime a Gaza è in aumento. Nei campus di Montreal e di Toronto, come anche in quelli della British Columbia e di Ottawa sono in corso le proteste degli studenti che hanno allestito tende e accampamenti, monitorati dalle forze dell'ordine che al momento non sono ancora intervenute.

Israele conferma la morte di Dror Or, ostaggio a Gaza

Il governo israeliano ha confermato la morte di un israeliano tenuto in ostaggio a Gaza dall'attacco di Hamas del 7 ottobre. Dror Or, 49 anni, è stato ucciso e il suo corpo è stato trattenuto a Gaza dal 7 ottobre, ha riferito il kibbutz Be'eri dove viveva, una delle comunità più colpite dall'attacco di Hamas. Sua moglie Yonat è stata uccisa nell'assalto, mentre due dei loro tre figli, Noam e Alma, di 17 e 13 anni, sono stati rapiti e poi liberati a novembre come parte di un accordo di cessate il fuoco e di scambio di ostaggi con prigionieri tra Israele e Hamas. «Abbiamo il cuore spezzato nel confermare la morte di Dror Or, rapito da Hamas il 7 ottobre, assassinato e il cui corpo è ancora a Gaza», ha riferito il governo israeliano su X, aggiungendo che «i due bambini e il fratello Yahli sono ora orfani». Il governo non ha dato spiegazioni su come sia venuto a conoscenza della morte di Or, annunciata mentre i Paesi mediatori Qatar, Stati Uniti ed Egitto attendono la risposta di Hamas a una nuova proposta di cessate il fuoco e rilascio degli ostaggi. Alla fine di novembre, durante un cessate il fuoco durato una settimana, sono stati rilasciati 105 ostaggi, tra cui 80 israeliani e persone provenienti da altri paesi, in cambio del rilascio di 240 palestinesi detenuti da Israele. La guerra è iniziata con l'attacco di Hamas contro Israele del 7 ottobre che ha provocato la morte di 1.170 persone, per lo più civili, secondo un conteggio dell'AFP sui dati ufficiali israeliani. Israele stima che a Gaza siano rimasti 129 prigionieri sequestrati dai militanti durante il feroce attacco. L'esercito dice che 35 di loro sono morti, compreso Or. Secondo il ministero della Sanità del territorio gestito da Hamas, l'offensiva di ritorsione di Israele ha ucciso almeno 34.596 persone a Gaza, per lo più donne e bambini. 

3 maggio, 07:21 - Aggiornata il 4 maggio, 08:02

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