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La francese Total lascia Parigi e vola a Wall Street. L'incubo di Macron si realizza (di L. Bianco)

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È come se Eni decidesse di lasciare Piazza Affari a Milano per quotarsi a Wall Street, New York. È quello che dovrebbe succedere nei prossimi mesi al colosso energetico francese Total, da decenni non più controllato dallo stato francese, ma comunque principale azienda d'oltralpe per capitalizzazione in borsa. Proprio nei giorni in cui il presidente Emmanuel Macron manifesta tutti i suoi timori verso la possibilità che la civiltà europea tramonti a favore delle altre grandi potenze globali sotto il punto di vista politico, economico e militare, i vertici del gioiello transalpino dell'oil and gas valutano concretamente l'addio al mercato azionario dell'Esagono, a caccia di investitori dal portafoglio più largo (e meno green-oriented). E il ministro dell'Economia Bruno Le Maire si dice pronto a tutto pur di convincere l'amministratore delegato Patrick Pouyanné a desistere: "Le azioni di Total devono restare in mani francesi".

Del resto il motivo per cui il colosso nato il 28 marzo di esattamente cent'anni fa decide di traslocare la sua capitalizzazione azionaria principale a Wall Street - la decisione definitiva, garantiscono i vertici, sarà presa entro settembre - la si può trovare nelle parole del presidente francese Macron rilasciate in un'intervista all'Economist pubblicata proprio questa mattina: tra le minacce sul futuro dell'Europa c'è quella economico-industriale, "a partire dal divario allarmante dell'Europa da Usa e Cina". L'inquilino dell'Eliseo accusa apertamente l'America di aver "smesso di cercare di convincere i cinesi a conformarsi alle regole del commercio internazionale" e, con l'adozione dell'Inflaction Reduction Act, di essersi comportata come Pechino nel sovvenzionare le sue industrie. Una soluzione sarebbe "una grande iniezione di denaro pubblico". Per questo Macron propone un profondo cambiamento nel modo in cui funziona il mercato comune dell'Unione Europea, a partire dalla "deregolamentazione dell'industria", liberando il "mercato dei capitali" e aumentando "la propensione al rischio degli europei".

Condizioni che al momento, nel vecchio continente, non esistono. In un'intervista a Bloomberg dello scorso venerdì, l'amministratore delegato di TotalEnergies, Patrick Pouyanné, ha specificato che il trasferimento dall'indice Cac 40 di Parigi al Nasdaq di New York sarebbe giustificato da una maggiore sintonia degli investitori americani verso gli obiettivi strategici della compagnia, in particolare rispetto alle sue politiche sull'energia fossile. "Stiamo davvero considerando il trasferimento della quotazione principale negli Stati Uniti" ha ammesso. "I nostri investitori americani sono sempre di più". Quasi metà della base azionaria di Total, infatti, è ormai in mano a capitali a stelle e strisce. Uno sviluppo che negli ultimi anni ha preoccupato sempre di più la politica e l'opinione pubblica francese: Total fu fondata dallo Stato, e col tempo è stata progressivamente ceduta ai privati. Un 6% della compagnia è ancora in mano ai suoi stessi dipendenti (un unicum per un colosso energetico di queste dimensioni).

Ma le critiche ricevute negli ultimi anni per i suoi ritardi nel procedere verso la transizione energetica hanno causato frizioni tra la major petrolifera e diversi investitori: "Stiamo considerando il trasferimento in parte a causa delle pesanti regole Esg dell'Unione Europea" ha sottolineato Pouyanné durante un'audizione in Senato questo lunedì. Gli esigenti obiettivi fissati dal Green Deal redatto da Bruxelles "creano problemi nel raccogliere finanziamenti verso la compagnia". Ecco perché, dunque, spostarsi oltreoceano potrebbe rappresentare la mossa più conveniente in termini finanziari. Almeno un terzo dei fondi di investimento europei - spiegano gli analisti di Deutsche Bank - escludono investimenti in progetti fossili, mentre sono pochissimi quelli che la pensano allo stesso modo negli States, in primis BlackRock, che di Total è azionista per il 7%. La sede principale resterà comunque a La Défense, il distretto finanziario di Parigi, garantiscono da Total.

"Il governo non avrebbe potuto convincere TotalEnergies a mantenere i prezzi alla pompa sotto un massimo di due euro al litro se quest'ultima non fosse stata una compagnia francese" ha avvertito questa mattina, durante un programma radiofonico, il titolare delle Finanze di Macron, Bruno Le Maire: "Combatterò per evitare la loro quotazione primaria a Wall Street perché è nel miglior interesse del popolo francese". Per convincere Pouyanné e il consiglio d'amministrazione della major francese, Le Maire si richiama a una delle promesse di Macron in vista della prossima legislatura (e Commissione) europea: "Stiamo per costruire una vera unione del mercato dei capitali. In questo modo - è l'appello diretto di Le Maire a Total - potrete raccogliere i soldi di cui avete bisogno, su scala continentale. Non ci sarà alcuna ragione per voi di trasferirvi a New York".

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