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"Le donne bevono per darsi un tono", bufera sulla rubrica del Tg2: "È il trionfo del patriarcato"

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"Le donne bevono per darsi un tono". "Mai bere da sole in casa". Lo dice al Tg2 Post la scrittrice Antonella Boralevi. All'indomani di Vinitaly, dopo una fiera che ha collezionato successi internazionali con 97mila presenze e 1200 buyers internazionali, il vino diventa, in un siparietto televisivo, lo strumento per messaggi da molti ritenuti sessisti, anacronistici ed espressione di una cultura fortemente patriarcale, veicolata all'interno di un Tg nazionale, espressione del servizio pubblico.

Antonella Boralevi: "Le donne bevono per darsi un tono". Bufera sulla rubrica del Tg2

Andiamo con ordine. Le affermazioni in questione, che hanno incendiato tra l'altro il popolo del Web, sono state inserite in una rubrica del Tg2 andato in onda qualche sera fa, con Boralevi, Alessandro Scorsone, maestro sommelier e cerimoniere della Presidenza del Consiglio, il nutrizionista Giorgio Calabrese e Maurizio Danese, ad di Veronafiere in collegamento (quest'ultimo non è intervenuto nella discussione relativa a donne e vino). E il filmato è diventato virale in Rete, a partire da un video apparso su YouTube e significativamente intitolato: "Due minuti e mezzo di puro non sense".

Uno screenshot dalla rubrica del Tg2  

Le dichiarazioni nel mirino

"Sul tema delle donne, forse conviene guardare le cose un po' in faccia - dice Boralevi - Noi donne abbiamo fatto tante cose, abbiamo conquistato tante cose (…) però c'è dentro di noi qualcosa, io temo che sia genetico, noi non ci sentiamo mai all'altezza (…) una donna deve sempre combattere con una parte di sé per cui non si sente all'altezza. Qual è il tema? Che le donne spesso bevono come prima si fumava una sigaretta, cioè bevono per darsi un tono. Va benissimo, ma noi non abbiamo bisogno del bicchiere di vino per sapere che siamo persone di valore come voi uomini. E soprattutto un bicchiere, una piccola dose, mai bere da sole in casa". "Meravigliosa osservazione su cui possiamo essere tutti d'accordo", commenta il giornalista. Il professor Calabrese fa invece un intervento di tipo scientifico: «Le donne, metabolicamente hanno un enzima minore: se gli uomini possono bere un bicchiere, le donne è meglio che ne prendano mezzo».

Poi interviene Alessandro Scorsone: «Il vino è poesia. Soprattutto per coloro che lo amano davvero e che lo sanno divulgare con amore e non i soloni… Il vino è anche uno straordinario mezzo per conoscere le persone e soprattutto per conquistarle, ecco perché alle donne piace sempre quando viene servito un calice di vino».

Le reazioni, Laura Donadoni: patriarcato da manuale 

"Le affermazioni di Boralevi in tv rappresentano il manuale di come il patriarcato ha lavorato nella coscienza delle donne negli ultimi secoli. Dio ce ne liberi", è il commento è di Laura Donadoni, Theitalianwinegirl, scrittrice e giornalista, che così interviene nella polemica sollevata dal servizio del Tg2 andato in onda nei giorni scorsi a cui hanno preso parte. "Se si pensa che una donna beva vino per darsi un tono, allora si sta portando avanti una visione superficiale della persona, che associa il valore della donna non alla sostanza o alla preparazione, ma a una borsa firmata, a un bel vestito o una sigaretta come ha detto Antonella Boralevi. E questa è una cosa molto negativa", rincara la dose Daniela Mastroberardino, presidente nazionale dell'associazione Donne del vino, 1150 iscritte in tutto il Paese tra viticoltrici, sommelier, giornaliste e comunicatrici.

"L'Italia non si smentisce - continua Donadoni - è una settimana che si parla di vino su tutti i tg e giornali per Vinitaly e in questa occasione vengono fuori tutti gli stereotipi che perpetriamo nel quotidiano, sia uomini che donne. Boralevi dice che è una cosa genetica che noi non ci sentiamo all'altezza: bene, questa non è una cosa genetica, ma culturale: è risultato di anni di cultura sbagliata, una visione che fa credere alla donna di avere un problema genetico. Se una donna arriva a fare un'affermazione del genere in un tg nazionale, così facendo incarna il risultato del patriarcato. Mostra che il patriarcato ha vinto".

Le Donne del vino: impegno e serietà contro certe affermazioni

"Dagli ultimi dati a nostra disposizione, la donna consumatrice è responsabile, socializzata, orientata sulla qualità, amante delle bollicine e dei rossi. Le consumatrici italiane sono ormai 12 milioni, oltre il 41% di chi beve vino. La metà delle consumatrici limita le quantità e si orienta sulla qualità con un comportamento altamente responsabile e disposto anche a spendere di più per avere bottiglie Dop e Igp o, anche, per i vini biologici o provenienti da aziende agricole conosciute per l'attenzione alla sostenibilità. Un'attitudine che è condivisa solo dal 46% degli uomini. Fa riflettere anche l'affermazione sulla pericolosità del bere da sole in casa. È vero che il vino è convivialità, ma non c'è nulla di strano nel degustare un bicchiere da soli, sia per gli uomini sia per le donne se lo si fa responsabilmente. Quanto a Scorsone, che dice che alla donna piace il vino perché vuole essere conquistata, be' devo anche commentare? Noi Donne del vino ci impegniamo da decenni per far emergere il valore che c'è dietro il vino, e continueremo a farlo con grande impegno e serietà".

Non bere da sole in casa? Frase troglodita

Sulla stessa linea Donadoni: "L'affermazione sulle donne che non possono bere a casa da sole non è solo troglodita, ma è figlia del fatto che evidentemente Boralevi  pensa che le donne non possano controllarsi, l'uomo può bere solo in casa e noi no? La cultura sottostante è che per la donna sia pericoloso bere da sola invece l'uomo può perché si controlla, e quindi lui ha carta bianca".

Antonella Boralevi 

La provocazione di Cinelli Colombini: "Uno studio dice che sono gli uomini a essere più sexy se bevono"

Cita uno studio universitario Donatella Cinelli Colombini, già presidente delle Donne del vino, in prima fila da decenni nelle battaglie per la parità di genere, dimostrando la sua pragmaticità: "Mamma mia, con queste affermazioni torniamo all'Ottocento, anzi dall'epoca vittoriana. Prima di tutto vorrei far notare che i dati ci dicono una verità opposta: uno studio universitario del prof Gabriele Micozzi della Luiss - spiega Cinelli Colombini con Mastroberardino - dice che gli uomini bevitori appaiono più sexy degli astemi, che invece danno l'idea di essere più noiosi. Inoltre, le donne tendono a bere vino fuori casa in occasioni sociali mentre gli uomini bevono più spesso in casa - ironizza ma non troppo Cinelli Colombini - Quindi le cose stanno esattamente al contrario di come hanno detto Boralevi e Scorsone".

Il prof Calabrese: distinguere il disagio legato all'alcol dal consumo culturale

Il Gusto ha interpellato anche il prof Calabrese, relativamente al suo intervento scientifico: "Non commento le affermazioni di Boralevi, sono valutazioni, in cui evidentemente lei crede. Sui rischi del bere sulla salute posso dire che, nel momento in cui una persona, che sia uomo o donna, avverte un disagio, può accadere che cerchi scorciatoie, per compensare la crisi che vive, ad esempio nel fumo, nella droga o nell'alcol. Ma bisogna stare attenti, è sbagliato, perché l'alcol è un rifugio disarmonico e squilibrato. Stiamo in questo caso parlando di patologie. Ma un conto è avere una patologia, un altro è bere un bicchiere in casa normalmente, da soli o con la famiglia, come espressione di un momento culturale".

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