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Treviso, condannati i "giustizieri" dei pedofili: "Si ispiravano a una serie Tv americana"

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19 aprile 2024 14:24

Sei anni di carcere ai due maggiorenni di un trio che "puniva" presunti maniaci sessuali rifacendosi a un programma che negli Usa è stato però sospeso dopo il suicidio in diretta di un sospettato

Tgcom24

I "giustizieri" di Treviso

 Oltre al 50enne sequestrato a Vedelago (Treviso), una sorte analoga era toccata in precedenza ad altre sette persone, finite nel bersaglio dell'organizzazione, perché ritenute pedofili responsabili di aver adescato sul web dei minorenni. Due delle vittime, benché identificate dagli investigatori, sono a oggi irreperibili e quindi non potranno riscuotere i risarcimenti stabiliti dal giudice. Quattro avevano ritirato la denuncia.

Il modus operandi dei "giustizieri" di Treviso

 Attirate dal componente minorenne del gruppo, che avrebbe fatto da esca nelle chat, le vittime venivano stordite con un Taser e quindi immobilizzate, riempite di botte e rapinate, secondo uno schema operativo che i "vendicatori" riprendevano da una serie televisiva americana, recuperata online anche se era stata cancellata dai palinsesti nel 2008 dopo il suicidio in diretta di un sospettato.

"To catch a predator" era il titolo del programma americano che si proponeva di arrestare presunti maniaci sessuali attraverso Internet. Il docu-reality di Chris Hansen andava in onda sulla Nbc a partire dal 2004 e aveva riscosso un successo clamoroso: undici milioni di spettatori a puntata. Ma tra lo show e la vicenda di Treviso c'è una sostanziale differenza: il primo era realizzato in collaborazione con la polizia.

Nella serie Tv, infatti, erano agenti quelli che si fingevano adolescenti di 13 anni per attirare il malintenzionato nella casa dell'ipotetica vittima. Lì, ad aspettarlo, però, c'era Chris, il conduttore dello show che prima sottoponeva il sospettato a una sorta di intervista-interrogatorio, poi seguiva il blitz della polizia che passava al suo arresto a favore di telecamere.

L'organizzazione veneta, invece, se ne guardava bene dall'avvisare polizia o carabinieri ed operava convinta che i malcapitati non avrebbero denunciato. Invece è accaduto che qualcuno segnalasse quello che avveniva in quella cascina abbandonata e avvertisse la caserma di Castelfranco Veneto. Così i carabinieri si sono recati sul posto e hanno trovato uno dei tre che andava a prelevare a uno sportello bancomat, mentre all'interno del rudere, i complici, armati di coltello e taser, vessavano un impiegato di 48 anni, a terra, con mani e piedi legati e l'adesivo a chiudere la bocca.  A lui era stato sottratto il bancomat con le chiavi dell'auto. Il lavoro dei militari aveva portato successivamente all'identificazione di altre 7 vittime della banda di giustizieri.

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