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Violenze nelle università: ecco le contromisure studiate dai rettori

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ServizioLa conferenza

In un documento della Crui le linee guida delle università per lavorare a favore della pace e scongiurare il ripetersi di manifestazioni violente

di Eugenio Bruno

18 aprile 2024

Gli studenti pro Palestina del collettivo Catai occupano aula Ederle a Palazzo Bo, sede della Scuola di Giurisprudenza dell'Università di Padova, e appendono bandiere e striscioni dalle finestre

3' di lettura

Diplomazia scientifica per favorire i processi di pace, accoglienza di ricercatori e studenti provenienti dalle aree di crisi, dibattiti aperti con garanzia di contraddittorio da trasferire online in caso di intemperanze senza però darla vinta ai violenti interrompendoli. Sono alcune "buone pratiche" che le università propongono a loro stesse e al Paese dopo gli ultimi episodi di cronaca (ad esempio alla Sapienza di Roma), che hanno visto le proteste degli studenti pro Palestina sfociare in scontri con la polizia. A prevederle è un documento di lavoro appena approvato dalla Conferenza dei rettori (Crui) presieduta da Giovanna Iannantuoni, la quale a margine dell'incontro ha sottolineato che non servono norme speciali per la sicurezza negli atenei.

Il ruolo delle università

Il documento in tre pagine della Crui si apre con un'ampia premessa sul ruolo delle università. Definendole, da un lato, «comunità che, attraverso la formazione, la ricerca e il dialogo, generano e trasmettono sapere critico e innovazione» e, dall'altro, «istituzioni che intrattengono relazioni accademiche di ricerca, di didattica e diffusione del sapere con tutte le comunità scientifiche del mondo all'insegna del rispetto reciproco». Nel ricordare che gli atenei sono «comunità scientifiche libere: indipendenti da ogni forma di potere e dai Governi» la bozza arriva al dunque definendoli «sedi naturali del confronto e del pensiero critico che, pertanto, non accettano l'uso della violenza in ogni sua forma».

Le buone prassi

Restando su quest'ultimo punto, che è stato poi il cuore della riunione odierna tra rettori, la Crui suggerisce di organizzare «eventi finalizzati al confronto e al contradditorio critico garantendo la pluralità dell'offerta culturale in ateneo», mantenendone la responsabilità organizzativa quando i proponenti sono soggetti esterni e programmandoli in modo «da consentire il libero dibattito, la critica e l'eventuale dissenso al fine di garantire la massima sicurezza dei partecipanti». Se poi dovessero esserci episodi di intolleranza meglio optare per un loro svolgimento «in altra modalità (per esempio online)» anziché cancellarli. Il perché è presto detto: «L'agenda delle università - si legge nel testo - non la decida chi contesta» e, dunque, la risposta a eventi del genere non va data «diminuendo, o eliminando, le occasioni di confronto, ma al contrario proponendo occasioni anche aperte alla cittadinanza e dedicate ai temi controversi, da svolgersi nel modo più inclusivo».

Le proposte di intervento

Accanto alla valorizzazione del dibattito e del confronto la Crui indica alle università anche alcune iniziative specifiche sul tema della pace. Si va dalla valorizzazione della «diplomazia scientifica» al potenziamento del progetto "Scholars at Risk" per l'ospitalità di ricercatori e studenti provenienti dalle zone di crisi, dall'organizzazione di incontri pubblici dove ospitare gli esponenti delle organizzazioni umanitarie e della società civile che operano nelle zone di guerra all'attivazione di linee di ricerca per la trasformazione non violenta dei conflitti, fino all'organizzazione di eventi incentrati sul tema delle pace, facendone uno dei capisaldi della prossima Giornata nazionale "Università svelate" in calendario per il 20 marzo 2025.

L'appello della presidente

Come sottolineato dalla presidente Iannantuoni a margine dell'incontro, «gli atenei sono luoghi di libertà anche di dissenso e di critica forte e motivata». Da qui il suo appello a «conservare e difendere l'autonomia e la libertà dell'università che deve rimanere a disposizione della società, un luogo sicuro dove poter esprimere le proprie opinioni». E, a proposito degli ultimi scontri, la rettrice di Milano Bicocca aggiunge: «Creano una preoccupazione legata alle manifestazioni singole, non siamo preoccupati che la situazione possa degenerare, siamo 85 rettori, ogni rettore è autonomo nella propria azione, non siamo un insieme di persone che cercano di difendere un proprio interesse siamo qui per difendere la libertà di pensiero», conclude.

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