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I vini senza o con poco alcol non sono più una nicchia: 1 milione di italiani interessati

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ServizioOsservatorio Uiv Vinitaly

Per Unione italiana vini i dealcolati sono un'opportunità da cogliere. Il mercato Usa ha trainato tutto il segmento a bassa gradazione o a zero alcol che piace soprattutto ai giovani e ha raggiunto un miliardo di dollari di fatturato (108 milioni di bottiglie)

di Giorgio dell'Orefice

16 aprile 2024

(Alamy Stock Photo)

4' di lettura

«In Italia il 36% dei consumatori è interessato a consumare bevande dealcolate; negli Stati Uniti, incubatore di tendenze specie tra i giovani, il mercato Nolo (no e low alcohol) vale già un miliardo di dollari. Ma l'Italia in questo caso gioca un ruolo residuale, perché - contrariamente a quanto già succede da due anni tra i colleghi nell'Ue - non è ancora possibile per le imprese elaborare il prodotto negli stabilimenti vitivinicoli e non sono state fornite indicazioni agli operatori sul regime fiscale. In estrema sintesi, il prodotto può circolare anche in Italia (come in tutta l'Ue), ma i produttori italiani non possono produrlo». Così al Vinitaly il segretario generale di Unione italiana vini (Uiv), Paolo Castelletti, ha aperto i lavori della tavola rotonda "Dealcolati & Co - Le nuove frontiere del vino, realizzata in collaborazione con Vinitaly".

Sul principale mercato per le etichette made in Italy, gli Stati Uniti (1,76 miliardi di fatturato e una quota sul totale del 22,6%), i vini low alcohol hanno raggiunto un fatturato di un miliardo di dollari per quasi 9 milioni di casse (108 milioni di bottiglie). Se a questi si aggiungono i prodotti alcohol free, in crescita ma ancora su volumi limitati, si raggiunge comunque una fetta significativa del mercato Usa. Tutt'altro che una nicchia.

È quanto emerge dal report dedicato ai cambiamenti nei consumi di vino degli americani realizzato dall'Osservatorio Uiv-Vinitaly e presentato nel corso della manifestazione veronese. E dallo studio emerge in maniera evidente come negli anni e tra le diverse generazioni di consumatori Usa sia cambiata completamente la percezione del vino italiano e contemporaneamente siano emerse categorie di prodotti che fino a non molto tempo fa neanche esistevano come appunto i vini "NoLo" ovvero "no" oppure "low" alcol.

«A differenza dei più anziani - spiega il responsabile dell'Osservatorio Uiv-Vinitaly, Carlo Flamini - per i quali il vino italiano era rosso (Lambrusco prima, Chianti poi) per i giovani di oggi il vino made in Italy è bianco (Pinot Grigio) o spumante (Prosecco). Ma soprattutto i giovani bevono meno vino. Secondo un recente sondaggio della Gallup il vino negli Usa è la bevanda meno presente tra i giovani con una penetrazione del 13% contro il 30% di spirits e birra. Mentre sale al 23% per i consumatori con più di 70 anni».

Alla questione anagrafica va intrecciata poi quella etnica. Nella fascia d'età 18-24 i consumatori bianchi sono ancora il 50% ma negli stati del Sud come California e Texas la percentuale di ispanici è molto superiore. E tra gli ispanici l'incidenza del vino è al 15% contro il 40% di birra e spirits mentre tra gli afroamericani 15% vino e 27% birra e spirits.

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